
La “Casa della Miniera” o “Ca’ da minea”, in dialetto, fu costruita prima degli anni ’40, vicino al sentiero dell’Alta Via dei Monti Liguri, in prossimità della località “Prato Rotondo”, a quota 1078 metri d’altitudine. Venne costruita come riparo per gli operai che lavoravano nella miniera di ferro che si trovava in quella zona. Le pietre scure tendenti al colore marrone testimoniano la presenza del metallo ferroso. Ben presto però la miniera fu abbandonata perchè poco remunerativa. Il riparo, allora cominciò ad essere utilizzato dalle famiglie di contadini che salivano dalla frazione di Sciarborasca, in estate per la tradizionale “fienagione” cioè il taglio e il trasporto a valle dell’erba dei grandi prati di montagna, che serviva per il sostentamento del bestiame durante l’inverno. Col passare degli anni anche la “fienagione” cessò di essere praticata dai contadini della zona, la Casa della Miniera fu abbandonata definitivamente, e anno dopo anno senza manutenzione da parte di chi la usava diventò poco più di un mucchio di pietre. Questo fino a quando il Gruppo Alpini di Cogoleto non cominciò ad usare quello che rimaneva del riparo come sede del loro raduno annuale che si svolge la terza domenica di luglio, ma soprattutto fino a quando la Comunità Montana Argentea decide di ristrutturare il riparo in collaborazione con gli Alpini di Cogoleto. Partono gli incontri con i proprietari e viene stipulata una convenzione per riattare la vecchia struttura. Vengono stanziati i soldi da parte della Comunità Montana e dopo aver preparato il progetto di recupero e ottenuto le necessarie autorizzazioni, finalmente partono i lavori, la ditta appaltatrice però rinuncia a lavori iniziati, il completamento dell’opera viene così riassegnato ad una seconda ditta che li porta a compimento nel 2004. Gli Alpini, con il loro lavoro, e la Comunità Montana hanno fatto un piccolo miracolo, un rudere inutilizzabile ora si è trasformato in un vero e proprio rifugio, di cui una parte è a disposizioni di tutti gli escursionisti che hanno bisogno di un riparo, mentre il resto è riservato agli Alpini. Ma non solo, tutta l’area circostante è stata sistemata, sono stati realizzati recinzione, panche e tavoli in legno per pic-nic, è stata sistemata la fonte attigua, l’edicola votiva dedicata alle penne mozze e il sentiero che porta alla cappelletta posta sul crinale leggermente più in basso, dove in occasione della festa annuale viene celebrata la messa.