STORIA DEGLI ALPINI

Nella storia, svariati corpi sono stati considerati precursori ideali degli Alpini. Dalle unità militari romane come la legio iulia alpina e la cohorte montanorum ai cacciatori delle Alpi. Impegnati come volontari garibaldini nella seconda e nella terza guerra d’indipendenza. Tuttavia, a Risorgimento compiuto, non esistevano forze specifiche organizzate dallo Stato alla difesa dei valichi alpini. In definitiva, la creazione del corpo degli alpini fu il risultato di un complesso dibattito a cui parteciparono diverse figure. Cesare Ricotti Magnani ebbe un ruolo decisivo, recependo le idee già presenti nell’ambiente militare e politico e promuovendo la riforma che portò alla nascita del corpo.

Agostino Ricci, con i suoi studi e la sua esperienza, anticipò il ruolo che gli alpini avrebbero poi assunto. Giuseppe Domenico Perrucchetti contribuì al dibattito con il suo studio. Ma la sua visione del ruolo del corpo era limitata rispetto a quella che si sarebbe affermata in seguito. Per i problemi di bilancio che affliggevano il Ministero della Guerra, il Parlamento non avrebbe approvato la creazione di un nuovo corpo. Ricotti non presentò un progetto organico per la creazione di un nuovo Corpo. Lo inserì in una generale ristrutturazione dei distretti militari. Quest’ultimi da cinquantaquattro dovevano diventare sessantadue. Unitamente alla creazione di un certo numero di compagnie alpine limitato a quindici. Il re Vittorio Emanuele II firmò il decreto il 15 ottobre 1872 a Napoli.

I primi periodi

Ricotti Magnani
Ricotti Magnani

Le prime 15 Compagnie Alpine, erano composte da uomini provenienti dalla stessa vallata. Il reclutamento locale è stato la caratteristica peculiare delle Truppe Alpine fino alla sospensione della leva militare obbligatoria. La territorialità, oltre a fornire uomini già abituati alla dura vita in montagna, era un forte elemento di coesione. Determinò fin da allora l’elevato spirito di corpo dei reparti. Le dimensioni del Corpo degli Alpini crebbero ben presto. Nel 1873 le Compagnie furono portate a 23, nel 1875 furono costituiti 10 Battaglioni per un totale di 36 Compagnie. Mentre nel 1882 furono costituiti i primi 6 Reggimenti (su 3/4 Battaglioni), che divennero 7 nel 1887 e 8 nel 1910.

Nel 1887 nasce l’Artiglieria da Montagna, specialità di Artiglieria in grado di operare in alta montagna per fornire l’adeguato supporto di fuoco agli Alpini.
Nati per la difesa delle Alpi, gli Alpini ebbero il loro battesimo di fuoco in Africa, durante la Campagna d’Eritrea del 1887-88. Negli anni seguenti gli Alpini parteciparono nuovamente alle campagne in terra d’Africa. Nella II Campagna d’Eritrea del 1896-97 e della Guerra di Libia del 1911, dando prova di valore e di non comune capacità di adattamento.
Durante la Grande Guerra del 1915-18 le Truppe Alpine raggiunsero il loro massimo sviluppo. Arrivarono a contare ben 88 Battaglioni per un totale di 274 Compagnie e 67 Gruppi di Artiglieria da Montagna per totali 175 Batterie.

La prima guerra mondiale

Guerra Bianca
Guerra Bianca

Gli Alpini furono i protagonisti di un conflitto che si combattè quasi interamente sulle Alpi. Su tutti i fronti, dai ghiacciai dell’Adamello alle crode dolomitiche, dal Carso al Monte Grappa, dagli Altipiani al Piave, dimostrarono il loro valore. Come testimoniano gli oltre 35.000 caduti e 85.000 feriti. Negli anni ’30 la difesa dei confini fu attribuita al nuovo corpo della Guardia alla Frontiera. Mentre per gli Alpini fu previsto l’impiego ovunque ve ne fosse necessità, anche in azioni offensive e al di fuori del teatro alpino.

A tale scopo nel 1934 furono costituite le Divisioni Alpine “Taurinense”, “Tridentina”, “Julia” e “Cuneense”, cui si aggiunse la “Pusteria” nel 1935. Ogni Divisione aveva in organico anche unità del Genio e dei Servizi Logistici. Nacquero così i supporti delle Truppe Alpine, che si affiancarono agli Alpini e all’Artiglieria da Montagna. Gli anni 1935-36 videro gli Alpini ancora impegnati in Africa e precisamente in Etiopia, dove la Divisione “Pusteria” partecipò alle operazioni per la conquista dell’Impero. Unità alpine parteciparono anche alla Guerra di Spagna, vestendo l’uniforme del Tercio Etranjero.

La seconda guerra mondiale

Monte Cervino in Albania
Monte Cervino in Albania

La II Guerra Mondiale vide gli Alpini impegnati inizialmente sul Fronte Alpino Occidentale. Quindi le Divisioni “Cuneense”, “Tridentina” e “Pusteria” vennero dislocate sul Fronte Greco-Albanese dove era già presente la “Julia”. Nel 1942 fu inviato sul Fronte Russo un Corpo d’Armata Alpino, composto dalle Divisione “Cuneense”, “Tridentina” e “Julia”. Dopo aver partecipato alla difesa del Don, il Corpo d’Armata Alpino, circondato dall’Armata Rossa, fu costretto a ripiegare con una lunghissima marcia. In mezzo alle gelide pianure russe dovettero aprirsi la strada con epici combattimenti fino alla battaglia di Nikolajewka. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 troviamo unità alpine su entrambi gli schieramenti contrapposti. Al Nord, sotto le insegne della RSI (Repubblica Sociale Italiana) fu costituita la Divisione “Monterosa” cui si aggiunsero altre unità alpine inquadrate nella Divisione “Littorio”, o autonome, come il Btg. Guastatori Alpini “Valanga” della X MAS.

Il dopoguerra

Ritirata di Russia
Ritirata di Russia

Al Sud, nel ricostituito Regio Esercito, le Penne Nere erano rappresentate dai Battaglioni “Piemonte” e “L’Aquila”. Numerosi furono anche gli alpini che confluirono nelle formazioni partigiane.
Nel dopoguerra l’adesione dell’Italia alla NATO diede il via alla ricostituzione dell’Esercito. Le Truppe Alpine si articolarono su cinque Brigate: Taurinense, di stanza in Piemonte, con il comando a Torino e i reparti in Val Chisone, Val di Susa e nel Cuneese. Bacino di reclutamento in Piemonte, Valle d’Aosta, nel Piacentino e nelle zone appenniniche della Liguria e della Toscana. Orobica, di stanza nell’Alto Adige occidentale, con il comando a Merano ed i reparti in Val Venosta e Valle Isarco.

Bacino di reclutamento in Lombardia; Tridentina, di stanza nell’Alto Adige orientale, con il comando a Bressanone ed i reparti in Val Pusteria e Valle Isarco. Bacino di reclutamento in Trentino Alto Adige e nella provincia di Verona. Cadore, di stanza in Veneto, con il comando a Belluno ed i reparti nel Cadore. Bacino di reclutamento nelle province di Belluno e di Vicenza e nelle zone appenniniche dell’Emilia Romagna. Julia, di stanza in Friuli, con il comando a Udine e i reparti in Carnia (un battaglione, “L’Aquila”, distaccato in Abruzzo). Bacino di reclutamento in provincia di Treviso, in Friuli Venezia Giulia e in Abruzzo. La Guardia alla Frontiera fu assorbita dalle Truppe Alpine, dando vita alla specialità degli Alpini d’Arresto. Negli anni ’50 nacquero gli Alpini Paracadutisti, specialità nella specialità, che tutt’ora rappresentano l’elite delle Truppe Alpine.

Fine della guerra fredda

Alpini in Afghanistan
Alpini in Afghanistan

Altra novità fu l’istituzione dei CAR, centri addestramento reclute, per la formazione iniziale delle reclute di leva.
Le Brigate Alpine erano riunite nel 4° Corpo d’Armata Alpino, che comprendeva anche unità di supporto di Cavalleria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni, Aviazione Leggera e Servizi. Compito del 4° Corpo d’Armata era la difesa del settore alpino nord-orientale in caso di un attaccco sferrato dalle forze del Patto di Varsavia. Dalle Truppe Alpine era inoltre tratto il Contingente “Cuneense”, che costituiva la componente italiana assegnata alla AMF (Allied Mobile Force) della NATO. Nei primi anni ’90, con il venire meno della minaccia sovietica, ci fu una profonda ristrutturazione dell’Esercito.

Il quale comportò per le Truppe Alpine la soppressione di gloriosi reparti, tra i quali anche le Brigate “Orobica” e “Cadore”. Nel 1997 il 4° Corpo d’Armata Alpino diventò Comando Truppe Alpine. Con tre Brigate (“Taurinense”, “Tridentina” e “Julia”), che divennero due nel 2002 in seguito alla soppressione della “Tridentina”. A partire dagli anni ’90 inizia l’impegno delle Truppe Alpine nelle missioni internazionali. Mozambico, Albania, Bosnia, Kosovo sono i principali teatri che hanno visto operare le Penne Nere. Se da un lato ciò ha permesso di apprezzare gli Alpini a livello internazionale, dall’altro ha comportato la riduzione dell’addestramento prettamente alpino.

Sospensione della leva

Un ulteriore snaturamento delle Truppe Alpine si è avuto con l’abolizione della leva obbligatoria, avvenuta nel 2005. Questo ha determinato la fine del reclutamento regionale, storico elemento di coesione delle Penne Nere. Arriviamo così ai giorni nostri, dove gli Alpini costituiscono ancora una delle specialità di punta del nostro Esercito. Le Penne Nere sono riunite sotto al Comando Truppe Alpine, articolato su due Brigate (Taurinense e Julia) più i supporti. Sono una fanteria scelta, leggera e flessibile, prontamente impiegabile ovunque se ne presenti la necessità. Libano, Iraq, ma soprattutto Afghanistan, sono stati gli scenari che in tempi recenti hanno visto gli Alpini impiegati, dopo decenni di pace, di nuovo in combattimento.